L’ATTORE
“Ciao, ti ricordi di me? Sono mk69, forse, ma non ne sono più tanto
sicuro. Sono un tantino confuso.”
“Fatti guardare bene. Ah sì, sì, ora ricordo. Ma si può sapere chi diavolo
sei?”
“Mah, lasciamo perdere, cosa importa in fondo chi sono. Hai mai parlato
con qualcuno cercando realmente di capire chi è veramente? No, non credo,
non credo proprio.”
“Beh veramente non so, non so che dire, perché mi fai queste domande? Ma
tu, tu credi veramente di sapere chi sei?”
“Guarda, credevo di sì, un tempo forse sì, ma adesso sono vittima di me
stesso e della mia grande passione. Sai, a me è sempre piaciuto recitare e
adesso faccio l’attore a tempo pieno. Te lo dico in confidenza a te e a te
soltanto. Nessuno sa questa cosa. Persino una parte di me non ne è al
corrente. Ebbene, con il passare del tempo sono diventato abilissimo in
questa arte, veramente! Ho imbrogliato tutti quanti, compreso te. Vedi,
dici che non mi conosci, eppure sei mio fratello.”
“Ma che dici! Mio fratello è morto appena nato.”
“Lo vedi? Lo vedi come ti ho imbrogliato bene? Non ero ancora nato che già
recitavo benissimo. Così bene che tutti, mamma compresa, mi avete creduto
morto!”
“Guarda, io non ho tempo da perdere con un deficiente che si compiace di
sparare cazzate.”
“Mamma mia fratello, che caratterino! Mi parli come se nella tua vita non
avessi mai perso un singolo secondo di tempo. Insomma, mi pare che tu in
quanto a tempo sprecato sia un vero maestro. Dai, rilassati un attimino e
fatti raccontare la mia vita da attore, così almeno perdiamo un po’ di
tempo assieme, sono tanti anni che non ci vediamo.
Devi sapere che dopo quella memorabile recita in cui vi ho fatto credere
di essere nato morto ho smesso di recitare per parecchio tempo. Insomma ho
represso il mio istinto naturale (e il mio talento) avvilendolo e
avvilendomi. Fino a quando non ho conosciuto quella meravigliosa ragazza
che sarebbe divenuta in seguito mia moglie. Appena la vidi fui colto da
una serie di emozioni contrastanti. Da un lato avrei voluto farmi avanti e
dichiararle tutta la passione che provavo per lei, ma d’altro canto il mio
essere timido, schivo e un tantino codardo mi suggeriva, maldestramente,
di fuggirle il più lontano possibile. Alla fine, dopo una furibonda lotta
interiore, il mio io passionale ebbe la meglio e una sera mi dichiarai.
Purtroppo io ero (e sono) bruttino, il mio viso espone un naso prominente,
i miei capelli da tempo hanno deciso di darsi alla macchia, in aggiunta a
ciò sono leggermente gobbo e di certo il mio fisico non può definirsi
atletico. Così il mio goffo tentativo non andò a buon fine e Sara (così si
chiama mia moglie) mi mostrò, in maniera delicata ma ferma, un bel due di
picche finemente ricamato con tanto di trine cucite a refe doppio. Ma io,
dopo un primo momento di comprensibile scoramento, non mi diedi per vinto
e feci quello che meglio sapevo fare, recitai. Sì, non guardarmi con
quell’espressione simile a una triglia bollita. Recitai la parte del
bello. Un’interpretazione da applausi! La poveretta vedendomi così sicuro
credette alla messinscena e dopo un po’ il mio naso, ai suoi occhi,
divenne meno ingombrante e più aggraziato, i miei occhi rimasero marroni
ma divennero più grandi e lucenti, mentre il mio corpo subì un radicale
mutamento: la gobba sparì lasciando spazio ad un fisico atletico e
prestante. Insomma, per fartela breve, la poveretta cadde ai miei piedi
come una mela matura. Fu presa da una passione così violenta e subitanea
che mi colse totalmente impreparato. E quando, in preda a pulsioni
irrefrenabili, mi chiese in quale posto pensavo di portarla al fine di
soddisfare i nostri ardenti desideri rimasi sorpreso, senza parole,
alquanto imbarazzato. Lei capì che non ero certo uno sciupa femmine, ma la
cosa non le importava, in fin dei conti ero così carino! Da allora non ho
mai più smesso di recitare.
Ma ora ti voglio raccontare del mio ultimo capolavoro. Tu sai bene che non
sono assolutamente capace di scrivere, ricordi quanti bei quattro mi ha
rifilato la mia carissima professoressa di italiano? Non puoi essertene
dimenticato, eri mio compagno di banco! Ah già, che sbadato che sono, tu
mi credevi morto e quindi non riuscivi a vedermi. Perdonami, fratellino
caro. Va beh! Comunque nelle materie letterarie ero un vero e proprio
disastro ed è per questo motivo che infine sono diventato ingegnere, anche
se delle trasformate di Fourier non mi è mai importato nulla, ma non dirlo
alla mia ex professoressa di matematica, che se fosse ancora viva
poveraccia potrebbe morirne. Mi sto accorgendo che il mio racconto sta
prendendo la deriva della divagazione, ritornando al succo del discorso,
nonostante io sia un illetterato, quasi un analfabeta, ho deciso di
iscrivermi in un club di letterati, gente in gamba che sa esprimersi bene,
alcuni di loro hanno scritto libri e hanno un senso critico eccezionale.
Ho scelto come nickname MK69 tutto in maiuscolo, io che al massimo posso
essere mk69 tutto in minuscolissimo e già dal nick ho iniziato a fingere
alla grandissima. Poi ho iniziato a scrivere poesie, ma ti rendi conto, io
che scrivo poesie! Un paradosso assoluto. Senza alcuna nozione di metrica,
avendo letto al massimo quattro righe della Divina Commedia venticinque
anni fa e non sapendo bene nemmeno chi fosse il Boccaccio, mi sono messo a
scrivere versi nella più nobile fra le arti. Ho interpretato talmente bene
la parte del poeta colto e raffinato che qualcuno si è persino
complimentato per come scrivo! Ho addirittura ottenuto una menzione
d’onore ad un concorso di poesia, capisci quello che ti sto dicendo? Credo
che questa sia stata la mia recita migliore, il mio autentico Capolavoro.
Sono riuscito a recitare con le parole, lo strumento che, per mia natura,
è quello a me meno congeniale.”
“Perché mi racconti tutte queste cose così compiaciuto? Io non ti conosco,
tu non sei mio fratello, sei solo uno svitato che mi sta importunando. Per
piacere togliti dai piedi e vai a rompere i coglioni a qualcun altro.”
“Ma come non sono tuo fratello! Non ti ricordi che il Natale scorso mi hai
regalato un disco degli MK? Sì, proprio loro, quelli con la MK maiuscola.
Ti rammenti mentre io e lui adolescenti guardavamo annoiati gli altri,
quelli che si divertivano (c’eri anche tu con loro, ricordi?), poi lui ha
deciso di salire su un palco ad annoiare quelli che in passato annoiavano
lui. Ma questo e` un’ altro discorso, la solita divagazione che mi assale
di tanto in tanto.”
“Ah… forse, forse ricordo... A proposito di divagazioni, ho visto la zia
ieri sera, sai? Mi sembra che stia meglio ora”
“La zia e` morta caro mio, solo che si è dimenticata di smettere di
respirare”
“No, non è possibile, vuoi offendere la mia intelligenza e la dignità di
nostra zia? È viva e mi ha pure fatto dei discorsi profondissimi.”
“Già, è incredibile come la zia da morta sia più intelligente di quando
era viva! Ha quello sguardo profondo quando le esponi i tuoi problemi,
come a dirti ‘Guarda sono tutte cavolate, osservami bene, osserva come
diverrai.’ Quello sguardo spento che adesso si porta addosso è
illuminante. Ora, da morta, ascolta le persone come non aveva mai fatto
prima, evita accuratamente di parlargli sopra e alla fine dispensa
consigli e consola. Non ha mai avuto così tanti amici, povera zia. Tutti
lì in processione a trovarla, spesso con un mazzo di fiori.
Ricordi quando tu e la mamma mi avete gettato in spazzatura perché
credevate che fossi morto? Beh è stata la zia a recuperarmi e a crescermi.
Per me lei è stata come una vera madre.”
“Tu non ci sei con la testa, lasciami, vattene via per favore o non
rispondo più delle mie azioni, davvero!”
“No, non morirò di nuovo, non permetterò che tu mi getti via ancora una
volta. Ci sono troppe cose che non sai e ti voglio troppo bene per
tacertele.”
“Ma se ho cercato di ucciderti, perché tu vorresti proteggermi?”
“Perché... perché sono tuo padre!”
“Ma... ma… io... io ho sempre pensato di essere orfano di padre, non è
possibile! Papà… papà!”
“Hai visto cugino come sono bravo? Sono proprio un attore nato!”